La richiesta di aiuto parte solitamente da una telefonata o da un messaggio. Qualcuno che magari è già stato da me in terapia o qualche collega vi ha dato il mio numero, o magari mi avete trovata online e decidete di contattarmi.
Durante la prima telefonata vi darò tutti i dettagli che riguardano il setting (durata del colloquio, costo, decideremo insieme chi verrà al colloquio) e raccoglierò alcune informazioni di base, per capire a grandi linee se posso esservi di aiuto o se, in alternativa, indirizzarvi a una collega che si occupa di quella data problematica.
Il primo colloquio è un momento importante, ci si conosce reciprocamente: per tanti di voi magari sarà la prima volta che entreranno nello studio di uno psicologo, ci si troverà a fare i conti con pensieri ed emozioni nuove.
′Siete comodi seduti su quella sedia? Vi sentite a vostro agio?′
Lo psicologo all'inizio è un estraneo e per alcuni non sarà facile affidarsi, parlare delle proprie cose che riguardano una sfera intima e privata. Ci vuole tempo per affidarsi, per creare una solida alleanza terapeutica. ′Alleanza′, proprio come una squadra. Saremo parte della stessa squadra e lavoreremo tutti insieme per il vostro benessere.
Durante il primo colloquio raccoglierò informazioni relative per lo più al qui ed ora, legate alla situazione attuale e costruiremo insieme una domanda di aiuto.
Magari alla fine del colloquio la sensazione sarà quella di aver parlato di tante cose ma tutte in modo superficiale. Le avremo solo messe sul piatto, le avrete consegnate a me. Già questo è un importante punto di partenza: raccontandomi un pezzo della vostra storia, affidandomelo, non sarete più soli, ma avrete una persona esperta che potrà tenerlo con sé e sostenerlo.
Prima di darvi un nuovo appuntamento vi darò una breve restituzione rispetto a un possibile lavoro terapeutico.
Se si decide di intraprendere un percorso, che sia di terapia individuale, familiare o di coppia, che sia di sostegno genitoriale (diverso è solo il caso della mediazione familiare) dedicherò i successivi due colloqui a una consultazione: approfondiremo i contenuti emersi durante il primo colloquio e raccoglierò in modo dettagliato le parti più importanti della vostra storia di vita, di coppia, individuale e genitoriale (se ci sono dei figli).
Al termine di questi due colloqui (che possono diventare tre, al massimo, se ci sono tanti contenuti) il successivo step è un colloquio che io chiamo di ′contratto terapeutico′: vi darò una restituzione rispetto all'idea che mi sono fatta durante i colloqui precedenti e andremo a fare un piano di lavoro, decidendo obiettivi, tempi e modalità del percorso terapeutico.
Dal colloquio successivo avrà così inizio il vero e proprio percorso terapeutico.
Ovviamente il contratto terapeutico è modificabile in corso d'opera, laddove le situazioni e i contesti cambiano, evolvono, e i bisogni talvolta si modificano portando con sé una nuova domanda d'aiuto.
Ogni psicoterapia, mi piace sempre sottolinearlo, prevede un inizio ma anche una fine: il colloquio di congedo sarà un momento altrettanto prezioso di quello iniziale.
Svolgerò poi dei colloqui di follow up dopo uno e dopo tre mesi dal colloquio di congedo, per valutare la tenuta dei nuovi equilibri raggiunti.